TEMPI E STAGIONI


 











Tempi e Stagioni
Ex Cogita editore
110 pagine
2009


Trama
Cinque donne di età diverse, cinque voci che affidano alle pagine di un diario le proprie riflessioni su una vita complicata e dolorosa, ma nelle quali mai vengono meno la speranza e la fede. 

Prefazione

La vita è piena di sorprese e di problemi, di momenti luminosi
e gioie inattese, ma anche segreti dolorosi e sogni infranti.
Ogni età ha il proprio ritmo, il proprio bagaglio di emozioni,
scoperte, eventi, difficoltà. Ogni età getta i semi per quella successiva,
mette le basi per ciò che sarà. Una vita si forma con pensieri,
azioni, sogni che si capiscono oppure che si spezzano e
fanno cambiare strada, stravolgono la vita. Ogni età ha la propria
stagione, il proprio tempo meteorologico che la caratterizza.
L’infanzia è gioia, spensieratezza e fiducia: il calore del sole; l’adolescenza
è l’irrequietezza del vento, che può essere una carezza
o una forza che sradica gli alberi. La giovinezza è l’ingresso nell’età
adulta, l’età delle responsabilità ma anche delle scelte di vita:
è pioggia che bagna il terreno, che disseta e produce frutti. L’età
adulta è realizzazione, conferma delle scelte fatte, lotta per difendere
le cose importanti; un giusto equilibrio tra sole, vento e
pioggia, tutti gli elementi della vita. L’età matura è il tempo delle
riflessioni, del guardarsi indietro, del fare i conti con quel che
resta; è la neve che tutto copre con la sua pazienza e purezza.
Voler sbirciare nell’anima di ogni età, per capirne i pensieri, le
attese; per intuirne il futuro e il passato. Trovare un significato al
vivere che sia più forte di ogni sbaglio, di ogni sofferenza, di ogni
perdita. Trovare alla fine il proprio SOLE.
Serenella Valentini

Leggi l’inizio di ogni personaggio

Infanzia–Emi, nove anni; Tempo: Sole
21 giugno
Oggi ho deciso di scrivere un diario. La maestra ha detto che è importante per imparare a esprimerci. Flavia, mia sorella, ha un diario segreto, lei lo tiene chiuso con il lucchetto e lo nasconde in camera. Non so cosa scrive ma forse ha il moroso; certo scriverà di lui. Un giorno che non c’è vado e lo leggo!Comunque un diario che si rispetti deve sapere chi sono, perché sono io la padrona di questo diario. Sono Emi, ho nove anni e oggi c’è il sole; infatti è iniziata l’estate ed io sono felice perché ero proprio stufa di andare a scuola. Ora potrò fare quello che voglio e giocare tutto il giorno. Caro diario vorrei darti anche un nome ma devo pensarci bene… comunque adesso non so più cosa scrivere. Ciao
23 giugno
Oggi ti presento la mia famiglia. Come ti ho già detto, ho una sorella che si chiama Flavia, ha finito la terza media, è bella e sta diventando antipatica. Prima giocavamo tanto insieme, adesso sta sempre chiusa in camera a farsi bella e si trova sempre con le sue amiche a chiacchierare. Che cosa avranno poi da dirsi!La mia mamma si chiama Elena, ha quarant’anni ed è una mamma bravissima. Sa sempre quando non sto bene e cosa voglio; è anche una brava cuoca ed è sempre felice, canta e ride. Il mio papà è Domenico, fa il sarto ma siccome non guadagna tanti soldi deve fare anche l’operaio intanto che aspetta che “giri”la fortuna; è buono e forte. Al piano di sotto della nostra casa c’è la zia Victoria, è vecchia, ha già sessanta anni, e mi sembra sempre triste. Infatti, lo zio Mario (suo marito) è morto tanti anni fa! Poi c’è Antonio, mio cugino, ha diciassette anni ed è tanto dispettoso, tutte le volte che mi passa vicino mi dà i pizzicotti,che rabbia! Io divento rossa come un pomodoro e gli dico “cretino”e vorrei morderlo, ma poi non lo faccio. Infine c’è Carolina,la sorella di Antonio, ha ventiquattro anni ed è sempre un po’sulle sue. Lei lavora e si sente importante; con me parla poco.Queste sono le persone che abitano nella mia casa. Ciao.
28 giugno
Oggi mi sono ricordata che devo scrivere di David. Era il mio cane: piccolo, bianco e nero. Aveva un muso simpatico e si strofinava sempre contro le mie gambe. Un giorno si è ammalato. Quando siamo andati in montagna sulla baita, il papà l’ha portato via. Ho chiesto alla mamma dov’era; lei mi ha spiegato che soffriva di una brutta malattia e non guariva. Papà lo portava via e lo faceva andare in cielo. Poi ci ho pensato; ma per andare in cielo non bisogna morire? La mamma mi ha detto di sì ed era pensierosa; forse era preoccupata perché sapevo che dobbiamo morire per andare in cielo o era solo preoccupata per il sugo che bruciava sul fuoco. Io ho fatto finta di niente ma avevo un nodo in gola. Il mio David doveva morire, dunque papà doveva farlo morire. Sono scappata in cantina per non farmi vedere piangere.Poi ho sentito un rumore e un abbaio o un latrato. Era il mio cane che era scappato ed era tornato da me. L’ho stretto forte e gli ho fatto tante coccole. Papà era arrabbiato; poi ha preso David e ha detto«Adesso dobbiamo proprio andare.» David non è più tornato; papà sì.

Adolescenza–Flavia, quattordici anni; Tempo: Vento
13 novembre
Oggi ho visto Daniele. Eravamo sul pullman per andare a scuola e io non sapevo che c’era. Quando siamo scesi, lui era dietro di me, mi ha superato e mi ha sorriso. Il vento mi ha fatto entrare i capelli negli occhi e quando li ho spostati lui era già andato via. È bellissimo! Vorrei tanto parlargli, conoscerlo, dirgli di me, ma non ci riesco mai. Tutte le volte che lo vedo mi viene un nodo in gola, mi si secca la bocca e giro la testa per far finta di non vederlo. Dopo mi dispiace e mi prenderei a schiaffi perché sono così timida.
14 novembre
Daniele ha due anni in più di me, ha i capelli lunghi sulles palle e un orecchino che gli sta proprio bene. Le mie amiche,che sono tutte innamorate di lui, dicono che ha già la morosa. Dovremo informarci!
19 novembre
Che vento questa mattina, forte e agitato come i miei pensieri. Mentre percorrevo la strada per tornare a casa, ho sentito un profumo dolce, come di ciclamino e sottobosco, e mi è sembrato chela vita fosse proprio bella, piena di cose da fare e tante persone da conoscere. Oggi però devo studiare, domani avrò l’interrogazione di mate e sinceramente non ci capisco molto. Il prof poi è antipatico,sembra che ce l’abbia con me, fa sempre battute sceme. Per fortuna c’è Daniele; quando avrò finito di studiare potrò pensare a lui.
20 novembre
La vita fa schifo. Oggi sono proprio nervosa, non so perché,ma ho litigato con la mamma e poi mi sono sentita in colpa. Leivoleva che aiutassi Emi a fare i compiti, io non volevo; avevotante cose da fare e pensare, e sono uscita sbattendo la porta.Non volevo farlo ma mi sono proprio arrabbiata. Certo mi di -spiace per Emi, ora che sono grande mi accorgo che non stiamopiù molto insieme, ma lei è una bambina, non può capire com’èdifficile diventare grandi. Comunque mi sono arrabbiata… Chescema che sono. Sono anche stufa, però, di fare tutto quello chemi dice la mamma, voglio essere lasciata in pace.

Giovinezza–Carolina, ventiquattro anni; Tempo: Pioggia e tempesta
14 aprile
Piove 
Solo 
Il cuore 
Vive in un attimo 
Una vita intera.
Li odio tutti! Non ne posso più di questo lavoro, devo decidermi a trovarne un altro. Avrei dovuto continuare l’università, mi piace studiare e invece… ho 24 anni e sono costretta a passare tutto il giorno in quell’ufficio che sa di muffa, con gente imbalsamata e opportunista che pensa solo a fare i suoi comodi e non lavora. Poi devo fare tutto io! Li odio! Caro diario, più vado avanti e più mi rendo conto quant’è difficile la vita. Quando ti sembra di stare arrivando da qualche parte, di essere felice, subito succede qualcosa di brutto. Quanta fatica diventare adulti. Oggi ho litigato con il capo, o meglio la capa,è sempre snob, autoritaria e poi non capisce niente. Le sono antipatica,e questo è chiaro, perché alla selezione hanno scelto me e non la sua preferita; ora me la ritrovo tutti i giorni davanti, pronta a punzecchiarmi e maltrattarmi. Per fortuna il lavoro mi piace e mi impegno molto. Il mio dirigente poi è simpatico; certo, voglia di lavorare zero, ma mi sta insegnando tutto e questo farà aumentare la mia professionalità. Poi chissà, magari potrò passare di qualifica, fare carriera e guadagnare parecchi soldi. Per ora aspetto che passi questa pioggerella odiosa che rende ancora più pesante il lavoro in ufficio.
16 aprile
Oggi è successa una cosa che mi ha sconvolto. Ero in ufficio con Tiziano, il dirigente, che è sempre allegro e simpatico, stavamo compilando delle statistiche e lui si è avvicinato e ha allungatole mani! Ero molto imbarazzata e mi sono svincolata sorridendo, pensando che scherzasse, ma non mi è proprio piaciuto questo atteggiamento. Sono tutta agitata e non so cosa fare.Forse mi sbaglio, è stato solo uno scherzo e non capiterà più…Ma sì, eravamo tutti stanchi. Domani è un altro giorno.
19 aprile
Oggi il cielo è immobile, carico di inquietanti nubi nere, è come se si fosse abbassato di colpo e potesse precipitare sulla terra e schiacciarci. Mi sento soffocare.Per fortuna a casa mamma e Antonio sono sempre sereni e allegri, se non ci fossero loro, non so come farei. Certo, non parliamo mai di quello che è successo a papà; sono già otto anni che è morto eppure… non riesco ancora a pensarlo. Il dolore è così forte da essere insopportabile. Mi sembra che mi si laceri il cuore, la carne. Da quel giorno la mia vita si è spezzata; provo una tale angoscia… la paura e il dolore che sento nella mente e nel corpo sono indescrivibili.Ma di questo nessuno ne parla.

Età adulta–Elena, quarantadue anni; Tempo: Sole, Vento, Pioggia
26 aprile, h 22.30
Sono stanchissima. È stata una giornata snervante: il primo giorno di lavoro a tempo pieno. Non so come ho fatto a farmi convincere, ma è successo. Tre mesi fa avevo iniziato a lavorare due mattine presso l’ufficio di un’agenzia assicurativa; poi mi hanno chiesto di andare tutte le mattine e, in qualche modo,sono riuscita a organizzarmi. Ero felice di aver trovato un lavoro su misura, che mi permettesse di uscire da casa quando le bambine erano a scuola, essere parte del mondo attivo, quello lavorativo,che da tanti anni non frequentavo, e anche guadagnare qualche cosa per la famiglia. In realtà, non ne abbiamo bisogno: grazie al lavoro di Domenico e all’eredità dei suoi genitori abbiamo messo da parte una bella somma; ma la soddisfazione che ho provato con la mia prima busta paga è stata… indescrivibile!Poi, però, il lavoro è aumentato: Barbara, un’impiegata, è andata in maternità, e senza accorgermene mi sono trovata con un lavoro a tempo pieno. Ora il tempo non mi basta più. Reggerò?
29 aprile, h 22.40
Anche stasera è tardi, ma ho bisogno di prendermi uno spazio solo per me. La mia giornata inizia il mattino presto, alle sei:sistemo la casa, preparo la colazione a Emi, Flavia e Domenico;porto fuori lo sporco, tolgo dal congelatore il pranzo (non mi sono ancora abituata al forno a microonde), apparecchio la tavola e mangio di corsa. Mentre le bambine fanno la colazione io mi preparo per l’ufficio; poi carico Emi in macchina e l’accompagno a scuola, mentre Flavia è già sfrecciata via a prendere il pullman (ormai non mi dà più il bacio del saluto, lei è “grande”, ha già sedici anni); Domenico chiude la casa e va al lavoro. Alla dodici finisco, corro in macchina per arrivare a casa prima di Emi, scaldo il pranzo e mangio insieme a lei, cercando di ascoltarla; per fortuna è una bambina allegra ed estroversa, e mi racconta tutto quello che è successo a scuola. Io, intanto, penso al resto della giornata, riscaldo il pranzo per Flavia, che arriva alle mezz’ora dopo l'una, quando io sono già in partenza per l’ufficio. Domenico, da quando ho iniziato a lavorare, si ferma a mangiare alla mensa della ditta, per non appesantire il mio impegno casalingo. Così saluto di corsa Flavia scambiando solo un: «Tutto bene?» «Sì, mà, anche tu? A stasera.» Le diciotto arrivano veloci e la corsa ricomincia per la cena, più impegnativa perché c’è anche il mio Domenico e cerco di fargli trovare i suoi piatti preferiti(i più difficili da cucinare, ahimè!) con un minimo di serenità. Cena, verifica dei compiti, pulizia della casa, programma dei pasti per il giorno dopo, doccia. Alle ventidue circa crollo sul divano davanti alla tv, mentre Domenico mi dà un bacio sulla fronte e va a dormire, stanco pure lui!
Sabato 1 maggio
Festa. Mi sono concessa un’ora in più di riposo questa mattina: sono rimasta a letto fino alle sette! E pensare che fino a poco più di tre mesi fa mi alzavo sempre dopo… come cambiano la vita, i ritmi,i rapporti con le persone. Domenico è di malumore oggi; mi h adetto che anche per lui è stata una settimana pesante e che questo ritmo sarà difficile da mantenere. Avrei voluto dargli ragione, ma quando mi ha parlato con quella nota di puntiglio… gli ho risposto che se ci riescono migliaia, milioni di donne, posso farcela anch’io! E poi su di lui non pesa niente in più di prima: continua a cucinare solo la domenica, pulisce la macchina e poco di più. Non voglio chiedergli altro perché sarebbe come ammettere che non riesco a organizzarmi. Quando ho iniziato il part-time era contento, anzi mi ha spinto ad accettare, per fare un’esperienza fuori casa. Forse non pensava sarebbe durata e certo non che si sarebbe trasformata in un lavoro a tempo pieno. È vero che sono sempre stanca e riesco a parlare poco con loro, ma in fondo è solo la prima settimana, la più difficile, la prossima andrà meglio!
Oltre–Victoria, sessantadue anni; Tempo: Neve
23 ottobre
Piccoli fiocchi di neve ghiacciati scendono danzando dal cielo. Fa troppo freddo per nevicare e questo nevischio punge il viso come tanti piccoli aghi. Odio la neve, il freddo e tutto quello che ricorda l’inverno. Mario se n’è andato d’inverno per un infarto,due minuti di spasmi atroci e tutto era finito. Sono passati anni,eppure il dolore per la sua morte è ancora così forte. Ora che Carolina e Antonio sono fuori, i ricordi mi opprimono e non riesco quasi a respirare. Vite spezzate, la mia, quella dei miei figli, quella di Mario. La morte porta via ogni cosa, toglie significato a tutto e mi meraviglio di come gli altri continuino a lavorare,a divertirsi, a parlare di stupidaggini come il tempo. Siamo nati solo per morire e soffrire. No, per soffrire in attesa di morire; nulla ha senso.
24 ottobre
Cielo cupo ed è anche domenica. È un giorno della settimana che non sopporto perché sono sempre sola. I ragazzi escono con i loro amici e io resto qui a leggere e a sistemare la casa; un paio di telefonate a qualche vecchia amica, poi la televisione per un bel lavaggio del cervello: non funziona più neanche quella. Le amiche migliori, quelle della giovinezza, hanno tutte la loro famiglia, un marito e sono felici, impegnate con figli e nipotini,oppure sono tranquille zitelle. I miei figli sono diversi, o sono io che li vedo così; Carolina ha dovuto rinunciare al sogno di studiare per aiutare in casa. Ora ha ripreso l’università ma resta diversa dai suoi coetanei, con me si mostra sempre allegra ma quando non si accorge del mio sguardo è assorta e malinconica.Anche le sue relazioni con gli uomini sono faticose, è come se cercasse sempre qualcosa di più. Antonio è più semplice, spensierato ma anche lui non sa ancora cosa fare nella vita. È colpa mia? Non sono riuscita a trasmettere loro dei valori profondi,importanti? L’unico esempio era il mio matrimonio, il nostro amore di genitori, ma da quando Mario se n’è andato io sono morta con lui. Mi sono sforzata di essere una buona madre, ma non so se ci sono riuscita. Leggo spesso negli occhi dei miei figli il mio stesso dolore, la stessa voglia di urlare che non è giusto, che Mario non doveva morire, che gli altri sono più fortunati. Non abbiamo più parlato di lui, della nostra vita di prima, del nostro dolore; per me sarebbe come strapparmi la carne dal cuore, come precipitare in un burrone pieno di sassi appuntiti; spero che riescano a sfogarsi con i loro amici. In questo io ho fallito.
25 ottobre
Non bisognerebbe essere lasciati soli da vecchi. Mio Dio, ho solo sessantadue anni, ma mi sento una novantenne. Troppi dolori, angosce, notti insonni. Troppa solitudine che ti attanaglia e fa crescere le paure. Da otto anni –da quando sono vedova– sto anche male fisicamente. Una serie di malanni sono scoppiati come i fiori a primavera, niente di grave ma m’impediscono di vivere serena. È come se il mio corpo si rifiutasse di funzionare, ma io voglio vivere… o forse no. L’anemia, le ulcere allo stomaco, la colite; anche le mie care ossa iniziano a cedere,la schiena è sempre dolorante con alcune vertebre schiacciate e i cordoni che escono dal loro posto; sembra che il mio corpo voglia disfarsi, scomparire, che le sue parti non riescano più a stare insieme. Mi hanno consigliato i massaggi shiatsu, proverò anche questi.
26 ottobre
Quando si sta male, inizia un duplice calvario: al dolore fisico si aggiunge anche quello psichico e la paura di non tornare a star bene. Continuo ad andare da dottori, a fare analisi del sangue,radiografie, risonanze magnetiche, controlli. Non c’è niente di grave, niente che giustifichi tutti i miei dolori. Ho commesso l’errore di parlare al dottore della mia angoscia, della mancanza di senso nella mia vita dopo morte di Mario. Sollevato, come se avesse trovato la soluzione a tutti i miei mali, il medico se ne è uscito dicendo sbrigativamente:«Signora, le sue sono malattie psicosomatiche, deve rilassarsi,fare una passeggiata, bere camomilla, gustarsi un bel bagno caldo. Lei non è malata, la sua è una condizione di rifiuto, di paura; se proprio non riesce a tranquillizzarsi, ecco dei farmaci per dormire.» Ora tutte le volte che sto male, qualsiasi cosa abbia –dalla pancia, alla schiena, alla testa, persino il mal di denti– è una questione “psicosomatica”; il dottore mi ascolta con sufficienza, quasi con sopportazione, come se il mio dolore fosse immaginario o insignificante.E se anche fosse? Se le origini fossero psicosomatiche? Soffro molto, i miei dolori, coliche, spasmi, fitte, sono reali; invece,con questa scusa, ti considerano un malato di serie B e ti liquidano con tranquillanti e con quello sguardo di sufficienza,come per farti capire che sei un debole, mentalmente labile e incapace di vivere.Ma chi è veramente in grado di affrontare la vita? È facile quando va tutto liscio e si sta bene. Chi si credono di essere? Che medici sono se non vogliono nemmeno ascoltarti, fare un quadro clinico completo e cercare di curarti? Con la scusa della depressione, ora tutti mi considerano una persona fragile, senza volontà. Mio Dio, quanta voglia di vivere, quante idee ed energie avevo… ho avuto, fino a quel tragico giorno. E ora sono uno straccio e per di più compatita e isolata!

1 commento:

  1. Ho sistemato le impostazioni: questo commento dovresti riuscire a trovarlo...
    Ecco cosa ho scritto nel primo:
    "Bene, ho messo il primo post. Il menù è incompleto, ma appena sistemati alcuni altri post potrò completarlo. Fammi sapere cosa ne pensi!"

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